Home Uncategorized Da 13,7 a 26,7 miliardi: l’universo potrebbe avere il doppio dell’età che pensavamo avesse!
Uncategorized

Da 13,7 a 26,7 miliardi: l’universo potrebbe avere il doppio dell’età che pensavamo avesse!

Share
Share

Nel 2021 l’età del nostro universo fu stimata a circa 13,7 miliardi di anni, ma recentemente il fisico teorico Rajendra Gupta dell’Università di Ottawa ha avanzato, sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, la teoria secondo cui in realtà il nostro universo avrebbe il doppio di questa età. Senza dubbio questa è soltanto un’ipotesi ma se lo studio fosse confermato ci aiuterebbe a gettare luce su alcuni problemi astrofisici ancora oscuri, come l’esistenza della stella Matusalemme che sembra essere più vecchia dell’età stimata del nostro universo, e quella galassie in uno stato evolutivo troppo avanzato.

Il redshift e la teoria principale.

Ma come abbiamo fatto prima a fissare un’età abbastanza precisa per l’universo in cui viviamo? Per comprendere meglio il procedimento è necessario definire cos’è il redshift

Anche chiamato “spostamento verso il rosso”, il redshift è un fenomeno che agisce sulle radiazioni elettromagnetiche e che fa sì che una di esse, se emessa da un oggetto in allontanamento rispetto a noi, abbia una lunghezza d’onda maggiore e una frequenza minore rispetto a quando è stata emessa. Nel caso della luce, il colore va nella direzione del rosso.

È proprio grazie a questo fenomeno, osservato sulla luce proveniente dalle galassie lontane, che i fisici sono stati in grado di calcolare il tempo trascorso dal big bang.

La teoria della luce stanca.

Gupta accantona il fenomeno del redshift e riprende la teoria della luce stanca avanzata nel 1929 dall’astronomo svizzero Fritz Zwicky: secondo questa la luce, viaggiando per lunghe distanze, “si stancherebbe” cioè i suoi fotoni andrebbero a perdere gradualmente energia spiegando l’aumento di lunghezza d’onda della radiazione luminosa.

Anche se quest’ipotesi è in conflitto con le osservazioni dei telescopi, Gupta sostiene che «permettendo a questa teoria di coesistere con l’Universo in espansione, diventa possibile reinterpretare il redshift come un fenomeno ibrido, piuttosto che unicamente dovuto all’espansione».

Costanti di accoppiamento

Gupta non si limita a riprendere una sola teoria, egli infatti si rifà all’idea delle costanti di accoppiamento già ipotizzata dal fisico Paul Dirac. 

Le costanti di accoppiamento sono costanti fisiche fondamentali che governano le interazioni tra le particelle subatomiche. Secondo Dirac queste costanti varierebbero nel tempo, in questo modo il periodo necessario per la formazione delle prime galassie si dilaterebbe da centinaia di milioni di anni a diversi miliardi.

Insomma, se quest’ipotesi dovesse trovare una conferma dovremmo rivedere molti elementi dell’attuale idea che abbiamo del nostro universo.

Share

Leave a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Articles
Uncategorized

Apophis: L’Asteroide ‘Dio del Caos’ e il Suo Incontro Ravvicinato con la Terra nel 2029

Cos’è Apophis? Apophis, identificato con la sigla 99942, è un asteroide vicino...

Uncategorized

Inversione campo magnetico: catastrofe in vista?

Introduzione al Campo Magnetico Terrestre Il campo magnetico terrestre è uno degli...

Uncategorized

Il telescopio spaziale Cheops individua un esopianeta che si comporta come uno specchio.

Il 10 luglio 2023 sono stati resi pubblici i dati della missione...

Uncategorized

Il più grande occhio terrestre sul cielo: L’Extremely Large Telescope.

Come in molti avremmo sentito, da pochi giorni è giunta la notizia...